03 Nov La scoperta dell’inconscio
A proposito di infanzia, iniziamo a vedere quale teoria della mente si è andata sviluppando dalla scoperta, alla fine dell’800, del funzionamento inconscio della personalità da parte del medico e neurologo Sigmund Freud.
Il genio creativo di Freud, alle prese con pazienti che mostravano una sintomatologia neurologica “peculiare” rispetto a quella che lui trovava descritta nei suoi testi di neurologia, iniziò a sospettare che “qualcosa d’altro” causasse quei sintomi, qualcosa che non aveva a che fare con il corpo, ma piuttosto con la mente.
Le sue giovani pazienti, infatti, mostravano segni di paralisi agli arti che non seguivano l’innervazione dei nervi. Decise che fosse il caso di ascoltare i loro racconti, piuttosto che limitarsi a visitarle come si sarebbe limitato a fare un neurologo.
Nel corso delle sedute, Freud si rese conto che quello che produceva il sintomo fisico non era una lesione di un nervo, ma una “lesione della psiche”.
Successivamente, intuì che le pazienti stesse non erano consapevoli di cosa le facesse soffrire poiché ignoravano l’origine del dolore mentale che le tormentava.
A questo punto, trovandosi alle prese con le pazienti che apparivano inconsapevoli del proprio soffrire, all‘oscuro come erano delle cause recondite di tanto patire, impossibilitate a darne una spiegazione logica e razionale, Freud capì che la mente umana aveva un doppio funzionamento: conscio ed inconscio.
Rendersi conto che gli esseri umani, considerati senzienti, dotati di intelligenza razionale e capacità decisionali complesse, fossero anche dominati, guidati, confusi, resi fragili da una parte del cervello-mente che non rispettava né la logica né la razionalità fu una scoperta entusiasmante ma anche terribile.
Capire che gli esseri umani anche quando sono persone adulte, compiute, competenti, adattate all’ambiente, albergano nelle profondità dell’inconscio parti “infantili” che si ribellano, si contorcono, intralciano, accecano, dominano senza che neanche ce ne rendiamo conto cambiò la teoria della mente per sempre.
Scrisse Freud nel saggio intitolato “Una difficoltà della Psicoanalisi” pubblicato nel 1917: “”L’Io non è padrone in casa propria”.
Questa affermazione rende bene la portata rivoluzionaria delle scoperte che Freud andava facendo, ma inizia a farci intuire quanto complesso sia il funzionamento mentale umano e quanto complicato possa essere recuperare il benessere psichico, una volta che l’equilibrio emotivo si è infranto.
Quando le nostre parti “piccole”, quelle che nell’infanzia non hanno ricevuto adeguato ascolto, ci presentano il conto, di solito è piuttosto salato! Ripagare quel conto e riparare ai danni e rinascere alla vita emotiva una seconda volta è un lungo e periglioso viaggio che Freud ha chiamato Psicoanalisi e che è l’obiettivo di ogni forma di Psicoterapia.
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